“Dal mare alla terra”


“Ancora una volta, la Civita dette prova della sua volontà veramente indomita di proseguire, fino ai limiti del possibile, la sua azione benefica. Ella decise, lasciando i laghi, di trasferirsi, con i fanciulli che vi si trovavano, nei possedimenti terrieri lasciati all'Asilo a lei intestati dalla Wan Den Henvel, allo scopo di istituirvi una scuola agraria, sempre per la educazione dell'infanzia abbandonata. In attesa che nei fondi dell'olandese, a Cancello, sorgesse un edificio per la scuola agraria, la Civita si accampò con i ragazzi a S. Maria a Vico. Dai lavori dei laghi e del mare si passò a quelli della terra! I criteri educativi generali cui la Civita si ispirò furono sempre gli stessi, ma i lavori cambiarono: ora si trattò di instradare i fanciulli per altre vie e così sorsero corsi di agraria, di bachicultura, allevamento di conigli, di polli, ecc. Nella casa funzionava anche la scuola elementare. La Civita, con il crescere dell'edifico in costruzione a Cancello, vedeva approssimarsi il momento in cui una moderna e ben attrezzata scuola agraria avrebbe aperto molteplici vie di lavoro a schiere di fanciulli sottratti alla sventura, allorché ancora una volta i fascisti intervennero: si impossessarono dei beni dell'Asilo Wan Den Henvel e li assegnarono all'Albergo dei poveri, dove furono trasferiti anche i ragazzi! Solo se si pensa fino a che punto, ormai da anni, la vita di Giulia Civita Franceschi coincideva con quella delle centinaia di creature che ella amò come figli, è possibile rendersi conto dello strappo profondo che quest'ultimo colpo inferse al suo animo già provato da tante amarezze”.

Olga Arcuno, agosto 1949

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