È
questa un'imbarcazione con un armo diverso dalle altre imbarcazioni
presentate finora, perché armata con vela al terzo. La vela
al terzo, caratterizzata dalla tipica forma trapezoidale viene portata
da un'asta chiamata pennola fissata a un terzo della sua lunghezza
a partire da prora, da cui il nome. La vela al terzo viene da molti considerata la naturale evoluzione della vela latina, ma il fatto stesso che la vela al terzo si sia diffusa principalmente in Adriatico, mentre la vela latina è stata adottata nel Tirreno, ci fa capire che le ragioni di questa scelta sono da ricercarsi nei tipi diversi di scafi, piatti quelli adriatici, a chiglia quelli tirrenici, oltre a una diversa morfologia delle coste adriatiche da quelle tirreniche. Per quanto concerne poi alle qualità propriamente nautiche, diremo che la maggiore maneggevolezza della vela al terzo, ha per contro la scarsa attitudine e stringere il vento, al contrario della vela latina molto efficiente dal punto di vista aerodinamico e in grado di risalire agevolmente al vento. Queste considerazioni hanno portato fino a oggi ad una netta distinzione tra le imbarcazioni latine e quelle al terzo. Ma analizzando con attenzione questa e altre imbarcazioni raffigurate nelle tavolette votive del Beato Vincenzo Romano possiamo affermare che, almeno sulle bilancelle napoletane, i marinai alternavano l'antenna della vela latina alla pennola della vela al terzo. Infatti in questa tavoletta possiamo notare la lunga antenna completa di vela disposta in coperta che fuoriesce dalla poppa e tradisce la presenza a bordo della vela latina. Inoltre, se facciamo un salto indietro alla foto n. 5, notiamo subito la differente lunghezza delle due aste presenti a bordo: quella maggiore è un'antenna da vela latina, mentre l'altra è una pennola da vela al terzo. |